Viene chiamata “l'epidemia silenziosa”. Per me è una novità scoprire che questa patologia ha un'incidenza superiore a quella dei tumori, del diabete e delle malattie cerebrovascolari. Di cosa sto parlando? Delle lesioni cutanee croniche che oggi rappresentano un problema sanitario a livello mondiale. Un vero problema sicuramente per chi ne è afflitto: l’ulcera cutanea è altamente invalidante, causa forti dolori e di conseguenza anche isolamento sociale. Se si pensa, poi, che tra le conseguenze, sono frequenti le amputazioni e nei casi più gravi la morte, con un aumento del 40% del rischio di decesso per le ulcere da decubito, è ovvio che il tema merita dello spazio. Soprattutto perché non sto parlando di casi isolati! Le ulcere cutanee sono ferite senza una spontanea tendenza alla cicatrizzazione, conseguenza di patologie quali quelle vascolari, il diabete e le malattie che causano l’allettamento di un paziente, ma anche manifestazione di epidermiolisi bollosa di cui ho parlato in precedenza. In Italia, con 2 milioni di pazienti di cui 30.000 bambini, l’incidenza delle piaghe è in crescita, +8% l’anno e in 2 casi su 10 avviene un ricovero ospedaliero. Nel nostro Paese la cura delle ferite difficili rappresenta per il SSN una delle prestazioni sanitarie più costose in assoluto 1 miliardo di euro ogni anno per il solo costo ospedaliero al quale vanno sommati i costi indiretti, pari a 460 mila giornate lavorative perse dai malati e dai loro famigliari. Materiali di medicazione, l’impiego del personale infermieristico, costi di ospedalizzazione: insomma, questa patologia affligge 80 milioni di pazienti nel mondo e assorbe circa il 3% del budget sanitario mondiale. Con l’obiettivo di trovare nuove strategie, nuove soluzioni e nuove “armi” , WUWHS – World Union of Wound Healing Societies ha organizzato il proprio convegno mondiale a Firenze, dove, fino al 29 si sta discutendo della patologia , ma anche di SWAN iCare un’importante progetto di ricerca europeo, che vede la ricerca italiana con l’università di Pisa in prima linea insieme a 10 partner in rappresentanza di sei Paesi europei. Di cosa si tratta? Immaginate un dispositivo con nano sensori per il monitoraggio e la gestione a distanza , in tempo reale, e con dati clinici sempre aggiornatisulle ferite cutanee croniche. Non siamo di fronte alla sola arma, ma sicuramente è la più rivoluzionaria che aprirà nuovi orizzonti per la cura delle ferite difficili. “L’osservazione continua dei parametri clinici - commenta Il Prof. Marco Romanelli, Direttore della Clinica Dermatologica dell’Università di Pisa, oltre che Presidente del Convegno e Presidente eletto della WUWHS, grazie aSWAN-iCare, offre l’opportunità di ridurre il rischio di complicanze e fornire, se necessario, una terapia integrativa. Questo, a sua volta, porta al miglioramento della qualità di vita, riducendo al contempo il costo per il sistema sanitario”.