MEDICINA: Prima di raggiungere quote elevate, chiedete al vostro medico. Il cuore ringrazierà

 L’equazione montagna=benessere è sempre stata valida, da che mondo è mondo. Tuttavia, prima di affrontare nuove altitudini, prima di avventurarsi in camminate impegnative che richiedono un certo sforzo, occorre consultare il proprio cuore. I medici cosa consigliano se si soffre di malattie cardiovascolari e si desidera andare in alta montagna? Non siamo dei numeri ed è difficile dare una risposta standard: di certo, prima di partire, valutate il vostro livello di allenamento, senza dimenticare di prendere in considerazione le vostre condizioni di salute: che risultato hanno dato gli esami diagnostici ai quali vi siete appena sottoposti? Che tipo di terapia state seguendo? Non scordate nemmeno di considerare gli aspetti ambientali come la velocità di salita, la quota da raggiungere e anche la temperatura che troverete. Mi raccomando, se avete dubbi, non correte rischi e chiedete al vostro medico che, da qualche giorno si potrà avvalere di un decalogo personalizzato per consigliare al meglio i propri pazienti cardiopatici, amanti della montagna, su come non correre rischi. Dopo 13 anni di studi da parte del team del cardiologo Gianfranco Parati, professore all’Università di Milano-Bicocca e primario di cardiologia all’Auxologico di Milano, è stato elaborato, infatti, un “consensus document” internazionale. «Si tratta di raccomandazioni estratte da numerosi studi – spiega Gianfranco Parati – che abbiamo analizzato grazie ad una estesa ricerca nella letteratura del settore, per dare raccomandazioni che non fossero semplicemente opinioni personali ma consigli basati su evidenze scientifiche, incluse quelle ricavate dai nostri progetti “HighCare” sul campo in alta quota”. Vi siete mai accorti che quando siete in alta quota il vostro organismo è più affaticato? Peggio ancora, se soffrite di problemi cardiovascolari. Ma cosa si intende per alta quota? Quando si è oltre ai 2500 metri sopra il livello del mare, la pressione atmosferica si riduce e automaticamente, la rarefazione dell’aria provoca la ipossia ipobarica: in sostanza, manca l’ossigeno. Non è una bella cosa, visto che il cuore, per compensare, aumenta la sua frequenza, come aumenta quella respiratoria alla ricerca di aria, così come la pressione arteriosa e polmonare. Il fisico cerca di adattarsi alle nuove condizioni e di acclimatarsi. Non per tutti avviene con la medesima facilità: nel caso, infatti, di persone con pregresse patologie cardiache, vascolari o polmonari, l’esposizione all’ alta quota può essere pericolosa, perché l’organismo si deve sottoporre ad uno sforzo maggiore per l’adattamento. Ecco perché è importante che i medici valutino caso per caso il grado di stabilità del quadro clinico e la capacità di adattamento del cuore e dell’apparato vascolare. Nel caso di pazienti con terapie in atto, sarebbe il caso anche di rivalutarla, in funzioni delle nuove condizioni ambientali. Quindi, non rischiate e non fidatevi di quello che vi dice il vostro amico, perché ogni caso è a sé: chiedete al vostro medico che grazie al nuovo documento potrà valutare la vostra situazione.