MEDICINA: Gli Osteopati chiedono il riconoscimento della loro professione
Che rapporto hanno gli italiani con l’osteopatia? E voi, cosa ne sapete? Da un’indagine avvenuta intervistando un campione eterogeneo di italiani, il 22% afferma di sapere bene di cosa si tratti. Non è difficile, in effetti, trovare chi, almeno una volta si sia fidato delle mani di un osteopata, un professionista sanitario che, attraverso delle tecniche precise , è in grado di stabilire la causa di “disfunzioni somatiche”. Dolori, riduzione di mobilità, problemi ossei e muscolari: l’osteopata compiendo un’indagine molto accurata, è in grado di definire una diagnosi e anche un piano terapeutico, prendendo in considerazione anche i fattori interni come gli elementi sociali ed affettivi e fattori esterni, come il lavoro e il livello di stress al quale è sottoposto il paziente. Ancora è definita una “medicina alternativa o non convenzionale”, ma l’osteopatia è una professione che in trent’anni si è sviluppata anche in Italia; ecco perché urge una regolamentazione. Esiste il Registro degli Osteopati d’Italia: il Roi, l’Associazione privata senza fini di lucro che svolge attività di autoregolamentazione, autodisciplina, ma anche rappresentanza e coordinamento degli osteopati associati, è la realtà più rappresentativa e più antica del settore a livello nazionale che oggi conta 2500 Osteopati iscritti. Ma oltre al Roi, non esiste un albo degli osteopati. Come si fa, dunque, a riconoscere il ciarlatano dal professionista? E’ stata avanzata una richiesta di riconoscimento che, dopo essere stata approvata in Senato, ora attende la discussione alla Commissione Affari Sociali del Parlamento. Speriamo al più presto, perché come afferma il Presidente del Roi, Paola Sciomachen: “E’ importante che anche in Italia ci sia una legge che regolamenti l’osteopatia per garantire i professionisti, che dovranno seguire un percorso formativo ben definito, ma anche i pazienti e la loro sicurezza. Occorre avere un albo per assicurare più trasparenza e anche la tracciabilità della qualità del lavoro prestato dai professionisti osteopati, ostacolando l’abusivismo”