Avete mai sentito parlare di Gabriella Pravettoni? Io credo di sì. Io l’ho conosciuta quando presentò il libro scritto a quattro mani con Umberto Veronesi, “Senza paura. Vincere il tumore con la medicina della persona”. Lei, psicologa dell'Istituto europeo di oncologia e dell'Università degli Studi di Milano, promotrice della Medicina ad personam, è titolare della Cattedra di Umanità, il primo corso di Umanizzazione delle cure, finalizzato a formare medici capaci di ascolto e di relazione con il paziente nella sua dimensione esistenziale, emotiva e sociale. Perché per combattere il tumore si cura il corpo e anche la mente. Le lezioni della Pravettoni non finiscono mai e non sono confinate dalle mura delle aule universitarie: proseguono anche in alto mare. Se lo scorso anno il progetto pilota “Pazienti a Bordo”, realizzato grazie alla collaborazione di Onlus We Will Care, riscosse un grande successo, quest’anno la proposta, accessibile a 150 pazienti, si rinnova diventando più ambiziosa. Di cosa si tratta? Aperto alle pazienti oncologiche, “Pazienti a bordo” si pone come percorso psicoterapeutico da affrontare su una barca a vela, in mezzo al mare, alle prese con le difficoltà di un ambiente ostile, ma che solo conoscendolo si può gestire. Calzante metafora di ciò che i pazienti devono affrontare dopo aver ricevuto una diagnosi oncologica, la vita in mare può diventare un’occasione per migliorarsi e il Centro Velico di Caprera, contribuisce organizzando delle settimane di di normali attività del classico corso di Vela al quale saranno affiancate due ore di psicoterapia di gruppo al giorno. Lezioni di vela e lezioni di vita, dunque, perché non bisogna remare, né veleggiare contro vento. Ogni partecipante avrà la propria Itaca: occorre pazienza ed equilibrio per raggiungerla. Avete presente quando state navigando e si alza il vento e le condizioni atmosferiche ostacolano il percorso? Uno stato confusionale assale l’equipaggio. Così come quando arriva, all’improvviso, la diagnosi di un tumore. Si deve avere la forza di strambare. All’interessante progetto di ricerca che prevede anche un riscontro da parte delle pazienti, partecipa anche un’equipe di Psicologi dell’Università degli Studi di Milano e dell’Istituto Europeo di Oncologia. Con l’aiuto di Istruttori del CVC, le pazienti impareranno ad affrontare le difficoltà e ritrovare la giusta rotta.Per chi volesse capire meglio l’importanza del progetto e viverne anche delle suggestioni, fino al 29 marzo la mostra “Pazienti a bordo” allestita presso l’Università Statale di Milano, racconta attraverso immagini e voci di donne con tumore al seno, come la vita in barca a vela possa fare crescere e insegnare a navigare nel mare della vita. Per partecipare all’iniziativa, sostenuta economicamente dalla Onlus We Will Care, si richiede alle pazienti solo di provvedere alle spese di trasferimento dalla propria città all’aeroporto di Olbia. Per maggiori dettagli: info@wewillcare.it.
